Ad Acireale la mostra “Mar del Plata 150” di Lucía Calabrino

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ARTE

A cura di Francesca Bella

Sarà possibile visitare fino al 16 novembre presso la galleria Operà – Art Gallery and Events, sita in Corso Savoia n.4, nel centro storico di Acireale, la mostra dell’artista Lucía Calabrino intitolata “Mar del Plata 150”. La personale è stata aperta al pubblico lo scorso 9 novembre alla presenza della stessa artista.

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Lucía Calabrino è un’artista visiva nata nella città argentina di Mar del Plata, figlia di due italiani emigrati in Argentina al termine del Secondo conflitto mondiale, la madre, Giovanna Chillemi, originaria di Lentini e il padre, Luigi Calabrino, di Ischia. Il 2024 è un anno importante per la città natale di Calabrino che festeggia i 150 anni dalla sua fondazione.

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All’interno dell’esposizione, curata da Alejandro Masseilot, è possibile ammirare diverse opere molto interessanti sia da un punto di vista tecnico che concettuale. Infatti, questi lavori sono stati concepiti per raccontare attraverso la fotografia sperimentale le origini e la storia della famiglia dell’artista. L’incontro, o meglio l’intreccio, fra Italia e Argentina e il tentativo di ricostruire attraverso l’espressione artistica la vita di una famiglia, con un filo che lega passato e presente. Le sue creazioni sono realizzate con tecniche differenti: cianotipia (ovvero una vecchia tecnica fotografica inventata a metà dell’Ottocento, caratterizzata dall’esposizione al sole e dal colore conosciuto come “Blu di Prussia”), cianotipia tornita su carta e tornita con testo tessile, fotografia analogica ricamata, fotografia digitale con ricamo aereo e trasferimento dell’immagine su fibrofacil puzzle.

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Dalla visione delle opere, oltre alla padronanza delle tecniche dell’artista, emerge la necessità di raccontare una storia di migrazione, che ha riguardato molti italiani in quel periodo, nonché una ricerca delle radici di una famiglia, i cui componenti sono per lo più ormai mancati. Inoltre, all’interno della mostra sono presenti foto dell’Archivio del Museo Storia Comunale “Barilli”- Villa Mitre che raffigurano le nasse da pesca, usate dal padre dell’artista che era pescatore, ma che adesso non vengono più realizzate perché non c’è più nessuno in grado di farlo. Calabrino dice che «non c’è nessuno altro che li tesse. Non sono rimasti eredi della conoscenza. Non hanno più vita, giacciono inerti, immobili. Le loro storie gridano per essere ascoltate. I pescatori hanno forgiato il loro futuro attraverso le loro reti, i loro desideri navigando nel mare».

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Vi sono, inoltre, lavori che vedono Calabrino non sono come creatrice ma anche come protagonista, come quelle in cui i confini corporei dell’artista colorati di blu accolgono le mappe delle tre terre a lei care: Sicilia, Ischia e Mar del Plata.

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Molto particolari anche le opere intitolate Riconoscimenti sulla mia identità e Partenza, in cui Calabrino mostra al pubblico le foto con i volti dei componenti della sua famiglia, ovvero i nonni paterni, quelli materni, i genitori e lei, che rappresenta l’ultimo tassello di questo albero genealogico e poi le uniche due foto in possesso dell’artista in cui la famiglia materna e quella paterna sono unite. Queste le parole di Calabrino:

La mia essenza si dispiega a strati, in veli sottili. La sua molteplicità mi costruisce. Guarda, guarda, guarda l’altro. Li ricordi e non li ricordi. Qual è la tua essenza? La ricerca dà senso alla mia vita. Un pezzo mancante non è un’assenza, una mancanza, ma un’opportunità di scoprire, di esplorare. C’è sempre qualcosa da sapere e questa è la mia sfida: cerco nuove risposte che hanno bisogno di essere espresse in me.

Se uno degli scopi dell’arte è quello di condividere vissuti, esperienze e di aiutarci a riconoscerci in qualcosa, questa esposizione centra molto bene quest’obiettivo perché ci riconduce ad una narrazione che appartiene a molti e che riguarda la complessa ricostruzione delle lunghe storie familiari fatte di migrazioni, necessarie per ragioni storiche, politiche ed economiche. Conoscere sé stessi significa, infatti, anche conoscere il proprio passato e cercare di dare risposte a domande che trovano la loro genesi decine di anni prima. La storia di Calabrino può essere quindi quella di molti che provano a guardarsi indietro per poter vivere meglio l’oggi e il domani.

All’interno della galleria è, inoltre, presente un altro progetto di Calabrino, intitolato “Sguardo di donna”, curato da Rodrigo Alonso, che è costituito da opere realizzate con vernice per asfalto e che rappresenta figure femminili.

“Mar del Plata 150”, iniziata a giugno in Argentina, dopo aver toccato l’Italia e la Francia, approderà e si concluderà a gennaio 2025 a Barcellona, in Spagna.

Fonti bibliografiche:

– Brochure mostra “Mar del Plata 1

50” di Lucía Calabrino.