ACIREALE, UN INCONTRO PER RIFLETTERE SUL MODELLO DI CHIESA SECONDO PAPA FRANCESCO

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Circolo Bohémien/Libera Teologia

A cura di Maria Cristina Torrisi

Foto di Giusy Pagano

12358491_10205514813690534_1783849642_nChiesa o Museo? Quale modello secondo Papa Francesco. E’ questo il titolo della conferenza che si è svolta ieri, 10 dicembre 2015, presso l’ex angolo Paradiso della Villa Belvedere di Acireale.

L’evento, organizzato dal Circolo Bohémien e da Libera Teologia, ha visto la presenza di don Vittorio Rocca, docente di teologia morale e rettore della Basilica di S. Sebastiano, intervistato da Alfio Pennisi.

L’appuntamento ha segnato un altro significativo percorso avuto inizio più di un anno addietro, quando sono stati realizzati i convegni “Il futuro è donna?”,“Voglio fare l’astronauta” e l’incontro con il teologo italiano Vito Mancuso, il quale ha presentato il suo lavoro.

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Nuove Edizioni Bohémien e Libera Teologia, sulla base di un’affermazione del Papa che recita: “Le chiese con le porte chiuse sono musei” si sono posti la domanda se questa forte affermazione potesse avere riscontro nelle nostre realtà locali, visto che, successivamente, il Papa ha invitato tutte le parrocchie, le Basiliche, i Monasteri ed i Conventi, ad accogliere almeno una famiglia di immigrati. Quale modello allora attuiamo oggi nelle nostre chiese?

<<Il Papa è disobbediente – ha esordito Alfio Pennisi nell’incipit delle sue benevole provocatorie domande – perché va oltre ogni convenzione e regola. In realtà, l’obbedienza non fa parte del lessico evangelico perché Gesù ci chiede di assomigliargli, così come è scritto nel Vangelo: Siate come il Padre vostro>>.

La Chiesa oggi come interpreta questa somiglianza?

<<La Chiesa – ha spiegato don Vittorio Rocca – è una comunità di peccatori perdonati, redenti e guariti dalla grazia di Dio. La comunità cristiana dovrebbe assomigliare alla “famiglia” ed utilizzare il lessico che ci insegna Papa Francesco: permesso, grazie e scusa. E’ dunque importante ritornare all’essenzialità ed alla semplicità>>.

Un’altra domanda ha riguardato il destino delle parrocchie.

<<Sono pieno di speranza – ha detto don Rocca -. Perché la parrocchia è la comunità cristiana incarnata, accanto alla gente, che riesce a mettersi in cammino per andare oltre. Questo è il concetto di Chiesa>>.

Riflettendo poi sul modello scomodo per una gerarchia che vive la carriera ecclesiastica, ci si è posta la domanda di come dovrebbe essere la formazione dei nuovi sacerdoti.

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<<Una formazione umana – ha ancora spiegato l’intervistato -, resa tale dalla capacità affettiva e di relazione di un uomo pacificato, che conosce le proprie ricchezze ma anche le proprie lacune, capace di oblatività e solidarietà. Una persona “autorevole” e non “autoritaria”>>.

In merito alla citazione di Papa Francesco “Vivere ad un livello superiore”, è stata inoltre illuminante la riposta del sacerdote in merito al concetto della morale. <<Se la morale è in crisi è perché è in crisi il concetto di Dio. La conseguenza è l’affermazione dell’individualismo che mette al posto di Dio il proprio Io>>.

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Riguardo alla responsabilità del laico all’interno della comunità, don Vittorio Rocca si è così espresso: <<Il laicato deve divenire chiesa fatta dal popolo di Dio. Già ricevendo i sacramenti della cresima e del battesimo, infatti, è il Signore che dà la missione. Non vi è bisogno di chissà quale investitura>>.