Storiche memorie : alla ricerca delle bellezze monumentali – Nuove Edizioni Bohémien – Gennaio 2014
A cura di Giusy Pagano
Foto di Giusy Pagano
All’inizio del 1500 fu fondato il convento dell’ordine dei Carmelitani con annessa la prima chiesa della Madonna del Carmelo. I “Fratelli della Vergine”, come vogliono essere chiamati i Carmelitani, impiantarono il culto per la beata Vergine del Monte Carmelo, già antichissimo, celebrando la festa come da calendario liturgico il 16 luglio.
Ad Acireale, salendo per il Corso Vittorio Emanuele si incontra a destra la Chiesa del Carmine con l’annesso convento, oggi tramutato in Quartiere del Distretto militare.
La Chiesa fu edificata prima del 1554, come risulta dall’ iscrizione sepolcrale di Petra Castagna, nipote del Papa Urbano VII, morta l’1 Settembre 1554 ed ivi sepolta.
Il convento tiene il primo posto in antichità tra le case religiose di Acireale. L’anno preciso della fondazione di esso non lo possiamo determinare, probabilmente fu il 1502. Risulta però, da antiche tradizioni riferite dall’Orlandi (Cesare), che, avendo il Pontefice Clemente VIII con bolla del 25 luglio 1599 ordinata la soppressione dei conventi nei quali convivevano meno di 12 religiosi, il cenobio del Carmine fu chiuso e poi ripristinato nel 1621, quando F.r Alfio Licandro con i carmelitani del monastero di Catania intrapresero, nel convento di Aci, per mandato del Pontefice Gregorio XV, la riforma dell’Ordine. Per questo fatto venne attribuito al Priore del convento acese il diritto del primo voto nelle adunanze dei Capitoli provinciali.
Nel periodo a cavallo tra il 1502 (anno di fondazione) e il 1599 (anno di chiusura), risultano alcune notizie storiche della città raccolte da Lionardo Vigo dove si evince che il convento fu murato nel 1585.
Il terremoto dell’11 gennaio 1693 distrusse in gran parte la chiesa e il convento. Esse furono riedificate in forme più ampie nel secolo XVIII. Il prospetto della chiesa fu completato nel 1797.
Il terremoto del 20 febbraio 1818 arrecò altri danni che vennero riparati a cura del benemerito Provinciale P. Giuseppe Melita.
I quadri della chiesa furono dipinti dal figlio di Pietro Paolo Vasta, Alessandro, nato in Roma il 17 agosto 1720 e morto in Acireale il 19 marzo 1793. Chi entra in chiesa potrà ammirare, nel primo altare a sinistra, uno dei migliori quadri in pittura che esistono in città. Rappresenta la Purificazione della Beata Vergine, opera assai pregiata della scuola di Leonardo da Vinci.
In questo santuario si custodisce la primitiva statua di S.Venera patrona della città, eseguita in Palermo nel 1648 a cura del P. Serafino di Aci religioso dello stesso convento.
Nell’ex convento del Carmine vi sono adesso le Scuole elementari, non più il quartiere del Distretto militare. (Questo è quanto ci riporta la guida ristampata nel 1980).
“U’ quartieri du’ C’Ammunu”
Il quartiere Carmine, prende il nome dalla Chiesa della Madonna del Carmine, ivi costituita intorno al 1585. Esso comprende parte della via Galatea, della via Vittorio Emanuele fino alla vecchia stazione ferroviaria, via Maddem, vico del Poeta, via delle Terme, Santa Caterina e Scaccianoce.
Dal censimento eseguito tra il 1862 e il 1865, e dal registro della popolazione, risulta che nel quartiere si trovavano 31 case, con una popolazione di circa 150 persone. Nell’Ottocento, le case per lo più erano abitate da calzolai, cocchieri, bettolieri, venditori ambulanti, sarte e ricamatrici.
Nella via Scaccianoce, strada strettissima e serpeggiante abitata da povera gente, le abitazioni erano prive di luce elettrica e di acqua potabile. Poi, con l’avvento del treno (1866), incominciarono i primi lavori per la pubblica illuminazione e per l’acqua potabile.
L’arrivo del treno portò movimento e commercio in tutta la zona.
Dalla stazione ferroviaria, a mezzo vagoni ferroviari, venivano spediti in quasi tutti i paesi del nord Europa arance e limoni della nostra riviera.
Sorsero così le case di spedizioni e con esse i mediatori che avevano il compito di acquistare limoni e arance a corpo, a strafatto o a peso, secondo le esigenze del momento. Tra i mediatori “sinzali di lumia” si ricordano Pasquale Panebianco, Turi Pennisi, Orazio Di Stefano.
Dal dopoguerra ad oggi, la crescita della città è stata notevole. Acireale si è ingrandita di molto: nuove strade e nuovi palazzi hanno allargato notevolmente il perimetro urbano. “U quartieri dù Cammunu” è rimasto quello che era nell’anteguerra.
Nessuna nuova costruzione merita di essere menzionata, tranne il mastodontico stabile condominiale costruito negli anni 60 all’inizio della via Scaccianoce, senza rispettare le elementari regole di progettazione e di stile.
Oggi le strade del quartiere sono oberate da intenso traffico automobilistico che ingombra e ne restringe le carreggiate.
La Chiesa della Madonna del Carmine
La Chiesa della Madonna del Carmine, alta e maestosa, fronteggia la lunga e antica via Galatea, dominandola per una buona metà, sia pure in posizione non perfettamente simmetrica.
Entrando, sulla destra, si notano quattro tele raffiguranti un gruppo di Santi Carmelitani e la Madonna del Carmelo, tutte opere del pittore Alessandro Vasta, figlio di Pietro Paolo Vasta. Ancora sulla destra, un artistico fonte battesimale dietro il quale spicca una lastra marmorea, ove si legge che la chiesa, appartenuta ai Carmelitani, il 2 Settembre del 1928, veniva elevata a parrocchia dal Vescovo diocesano Monsignor Evasio Colli.
Nella Chiesa del Carmine si sono succeduti alcuni degni religiosi sui quali è doveroso soffermarsi. In merito, ricordiamo l’arciprete Vincenzo Amore (pastore della sua chiesa dal 2 Settembre 1928 al 5 giugno 1932).
Monsignor Evasio Colli diceva: “il parroco Vincenzo Amore, che sembrava astratto dalla realtà spicciola e quotidiana, quando si trattava di rivendicare i diritti della sua parrocchia, diventava acuto e solerte e, soprattutto, infaticabile nell’uso della penna”.
Don Vincenzo Amore morì il 5 Giugno 1932 a seguito della caduta di una impalcatura staccatasi improvvisamente dal portone dell’entrata principale della chiesa.
Su “La Buona Novella” del 18 Giugno 1932, l’arciprete Rosario Messina scriveva: “Tragicamente rapito all’affetto dei suoi parrocchiani, domenica 5 Giugno, vittima di un grave incidente, mortalmente stramazzava sulla soglia del Suo tempio canonico Vincenzo Amore, primo parroco della Chiesa di Santa Maria del Carmelo”.
Al defunto parroco è succeduto l’arciprete Francesco Pelluzza che esercitò il suo ministero dal 6 luglio 1932 al 15 agosto 1936.
Uomo di grande cultura e saggezza, poeta finissimo, resse la parrocchia del Carmine con entusiasmo e zelo pastorale. Senza pregiudizi di nessuna natura, si accostava ai ricchi del quartiere, pochi; ai poveri, tantissimi; ai giovani e ai ragazzi. Per i ragazzi aveva una particolare predilizione e immensa cura, in quanto in tutti i modi cercava di toglierli dal pericolo della strada. I ragazzi volevano un bene immenso al simpaticissimo parroco che sfruttava qualunque “trovata” per fare appassionare i ragazzi per i quali creò la Banca, in cui si coniavano banconote e monete per l’acquisto di oggetti “premio” per chi avesse raccolto più punti di frequenza e attaccamento alla parrocchia.
Padre Pelluzza, un grande poeta in lingua italiana e in dialetto, parlava il linguaggio nostro con simpatica verve. Giocava a briscola con somma maestria, era filosofo di buona caratura ed aveva il dono di farsi capire da tutti.
La sua parola era affascinante, ed i Vescovi della Diocesi: Cento, Colli e Russo, lo apprezzavano moltissimo. Monsignor Nicotra, Nunzio Apostolico, lo chiamò a sé come segretario. Francesco Pelluzza “rischiò” di diventare Vescovo.
Era spiritosissimo, apprezzato da chiunque, anche i giovani universitari della Fuci lo amavano moltissimo. I cittadini di Sant’Alfio erano fieri del grande figlio del ridente paese etneo del Castagno dei Cento Cavalli.
Le battute intelligenti del grande Parroco del Carmine sono ancora vive nella memoria di chi ha una certa età.
Era chiamato il “Poeta del Prisma” perché cantava la vita che ha tante facce, come il prisma appunto.
Il terzo parroco, l’Arciprete Giuseppe Orazio Cristina, parroco della Cattedrale, ha guidato la parrocchia per tantissimi anni, dal 1 Dicembre 1936 al 12 Dicembre 1977. Quarantuno anni, una vita intera!
Molto espansivo e aperto a tutti, era generoso; quel poco che aveva lo distribuiva alle persone povere. Appassionato di fotografia, sviluppava e stampava con molta competenza. Era un prete che ancora oggi si ricorda con molta tenerezza. Affabile con tutti, aveva una buona parola per ognuno. Molto semplice, si fermava in piazza a parlare con i parrocchiani. Possedeva una macchina da scrivere marca Olivetti. Durante la guerra, ai parrocchiani batteva a macchina l’indirizzo del destinatario per facilitarne il pronto recapito. A quei tempi non tutti avevano dimestichezza con la scrittura.
Ai parrocchiani, Don Giuseppe ripeteva la massima di Goethe: “Chi trastulla con la vita non riesce mai; chi non comanda a se stesso rimane sempre servo”.
Dal 1977 al 2003 la parrocchia è stata retta da padre Salvatore Nicotra, già parroco a Capo Molini. Nicotra era un giovane sacerdote molto dinamico, sempre pronto ad accogliere le persone che avessero bisogno di un aiuto, di una parola di conforto. La parrocchia del Carmine era definita di frontiera con quartieri popolari costituiti da gente povera.
Festa Maria SS. ma del Carmelo
All’inizio del 1500 fu fondato il convento dell’ordine dei Carmelitani con annessa la prima chiesa della Madonna del Carmelo. I “Fratelli della Vergine”, come vogliono essere chiamati i Carmelitani, impiantarono il culto per la beata Vergine del Monte Carmelo, già antichissimo, celebrando la festa come da calendario liturgico il 16 luglio. Il convento, il più antico di Acireale, fu chiuso nel 1599 a seguito della bolla Papale emanata da Clemente VIII che ordinava la chiusura dei conventi con meno di 12 membri. Il monastero fu riaperto, dopo una lunga causa, nel 1621 ma venne danneggiato dal terremoto del 1693 insieme alla chiesa. Furono riedificati nel ‘700. Nella chiesa si fondarono cinque congregazioni tra le quali quella del Terzo Ordine Carmelitano.
Nella cappella, dietro l’altare maggiore, è custodito il simulacro settecentesco della Madonna del Carmelo circondato da tanti angeli, che viene svelato, con un sistema che apre a scomparsa due ante, il primo giorno di luglio, e rimane alla venerazione dei fedeli fino al 16, giorno della festa.
Da qualche anno è nata la tradizione di aprire la cappella della Madonna ogni 16 del mese con la celebrazione di una messa e la recita del Rosario e della coroncina. La quindicina Mariana precede il giorno di festa, che fino a qualche decennio fa si svolgeva regolarmente con una processione esterna (le ultime feste esterne dal 1996 e 2009). Il 15 aprile 1640, domenica in Albis, ci fu una processione straordinaria del simulacro della Madonna del Carmelo organizzata per impedire agli abitanti di Aquilia di andare alla festa della Madonna del Carmelo ad Aciplatani, che si era divisa dalla città di Acireale. Nella Chiesa domina un rosone a vetro raffigurante la Madonna del Carmelo nella classica iconografia. La Statua della Madonna è rappresentata con in mano il bambino e, nella stessa mano, un piccolo Scapolare. Nell’altra mano la Madonna ha uno scapolare più grande che, secondo la tradizione, fu donato dalla Maria a Simone Stock.
Un’altra tradizione voleva che chi vestiva l’abito scapolare il sabato dopo la morte era preservato dall’inferno e liberato dal purgatorio. Così, il giorno della festa, molti devoti indossano l’abito mariano o la medaglia del Monte Carmelo. La festa “da Madonna du Carmunu” si svolge con la processione della Madonna per il quartiere. Il fercolo in legno dorato a quattro colonne con baldacchino ornato da 4 angeli è tirato dai devoti che indossano una fascia granata a tracollo. Nel pomeriggio, il fercolo, munito di sterzo, esce dalla chiesa salutato dai volantini colorati che accolgono Maria.
Lo Scapolare
Verso la metà del XIII secolo, cacciati i Saraceni, i monaci si rifugiarono in occidente e vi fondarono vari monasteri, lottando contro tante difficoltà. La Madonna, con una moltitudine di angeli, apparve a uno di questi monaci, Simone Stock, priore generale dei Carmelitani, donandogli (in segno di protezione per tutti coloro che ne fossero stati rivestiti) il santo Scapolare.
Fonti: Acireale e dintorni – Guida storico-Monumentale- rifatta e accresciuta dal Can.Vincenzo Raciti Romeo- (bibliotecario della Zelantea).
Fonti: “La città delle Cento Feste” di Salvatore Trovato.
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