Recensione ed Eventi
A cura di Redazione Bohemien
Foto di Francesco Marano
Riuscitissimo evento il primo appuntamento con il Circolo Bohémien che, ieri sera, 18 Ottobre 2015, nella sala conferenze del Palazzo del Turismo di Acireale, ha ospitato il M° Domenico Giovanni Famà.
L’acclamato evento, organizzato dalla Rivista Nuove Edizioni Bohemien (www.nuoveedizionibohemien.it), ha visto la presenza dell’Editore e Direttore responsabile del periodico Maria Cristina Torrisi, la quale ha affermato che la realtà culturale è formata da un gruppo di amici che hanno il piacere di confrontarsi e ritrovarsi, attraverso una serie di incontri. E’ dunque vetrina della citata Rivista specializzata in Arte, Cultura, Memorie, Storia, Collezionismo e Libera informazione, nata nel 2004 in versione cartacea per divenire successivamente, nel rispetto dei tempi odierni, periodico telematico.
<<La testata giornalistica – ha ancora spiegato la Torrisi – il cui nome lo si deve agli artisti Bohémiens, e alla libertà che esprime nell’informazione, si pregia di aver ottenuto ben due tesi di laurea e, per gli articoli inediti, di essere inoltre consultata costantemente nella “nostra” prestigiosa Biblioteca dell’Accademia Zelantea. Annovera firme autorevoli di liberi professionisti che scrivono per diletto e con cui è piacevole lo scambio culturale>>.
Riguardo all’ospite d’onore, intervistato magistralmente dal dott. Alfio Pennisi, componente della redazione giornalistica, è un chitarrista classico e compositore italiano ventiseienne, formatosi e laureatosi brillantemente e con il massimo dei voti presso il Conservatorio di Musica “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza e l’Accademia Internazionale “F. A. Vallotti” di Vercelli (sotto la guida del celebre M° Angelo Gilardino). Laureatosi in Didattica della Musica con 110/110 e lode, ha anche studiato Composizione e Lettura della Partitura ed è attivo come concertista solista e camerista, apprezzato compositore di musica da camera e direttore artistico dell’Associazione Culturale Promethéus. Vincitore di molti concorsi nazionali ed internazionali d’esecuzione musicale e stimato interprete di composizioni contemporanee a lui dedicate, è specializzato nell’esecuzione del repertorio chitarristico del primo e del secondo Novecento.
Nell’ambito dell’interessante lezione-concerto sono stati eseguite ed analizzate opere originali del repertorio chitarristico di diversi compositori del primo e del secondo Novecento. Ma il fiore all’occhiello della serata è stata l’esecuzione, in prima assoluta, di “Capriccio Etneo”, straordinaria composizione per chitarra dedicata a Domenico Famà dal compositore italiano Angelo Gilardino, scritta sul finire del 2014, strutturata in forma di rondò, con la successione di due principali episodi: il primo “a girandola di fuoco” dal carattere fortemente virtuosistico, brillante ed energetico; il secondo, una “siciliana evocativa”, dal sapore malinconico ed al contempo misterioso.
L’evento è stato inserito all’interno della manifestazione “La bottega della chitarra”, ciclo di incontri dedicati alla storia e alla letteratura della chitarra classica.
Magistrale la performance del M° Famà, giovane talento che si rende “veicolo” per aiutare l’Arte e la Cultura.
Illuminanti e acute le domande del Dott. Pennisi circa la valenza della musica che si ascolta non con le orecchie né col cuore ma con la pancia.
<<Molti sostengono che la musica venga dall’alto, – ha spiegato Domenico Famà – ma io penso che l’avvicinarsi all’Arte derivi fondamentalmente dalle esperienze di vita. I sentimenti più importanti si sentono con la pancia e tutto viene filtrato dal vissuto. Siamo abituati a sentire musica “d’archeologia”. Esiste, invece, un repertorio di musica nuova ed ignorata. Vi sono persone che scrivono prendendo spunto dal vissuto odierno e non dal vissuto di duecento anni fa>>.
Ancora un’altra domanda pertinente da parte dell’intervistatore ha riguardato il virtuosismo tecnico dell’ordine, ossia: “mettere al primo posto le regole potrebbe divenire un ostacolo alla creatività dell’artista?”
Pronta la risposta del Famà: <<In realtà credo che il limite sia un bene in quanto il nostro cervello ha bisogno di fare ordine per trovare una soluzione. In quest’ottica si ordina anche uno spazio caotico. Il limite ci aiuta poiché il lavoro di trasformazione lo richiede e, grazie ad esso, si riesce a sviluppare la creatività>>.
La successiva domanda ha voluto puntare l’attenzione su una musica “alternativa” che non segue la “logica del padrone”.
<<Oggi si segue il conformismo, tendenze destinate a sparire – ha ancora affermato il giovane Maestro -. L’Arte necessita di un’attenzione più intellettuale e profonda. Non sempre un primo ascolto può servire per comprendere il valore di una composizione. Si tende, infatti, verso una musica facilmente riconoscibile dal punto di vista melodico. Ma ci vuole, da parte del pubblico, curiosità e coinvolgimento; per cui è importante aiutare il pubblico a gestire l’Arte. In tal caso, bisognerebbe dare più dignità allo strumento della chitarra perché vi è un repertorio serio. E’ necessario quindi uscire da uno schema d’imposizione e crescere dal punto di vista intellettuale>>.
CAPRICCIO ETNEO
A cura di M. Cristina Torrisi
Ho ascoltato con diletto la prima assoluta di Capriccio Etneo, dedicato a Domenico Famà dal compositore italiano di fama internazionale Angelo Gilardino.
Sono stata trascinata in un vortice di emozioni per i suoni penetranti di una melodia dal carattere decisamente incisivo. Le note si esprimevano gloriosamente, con una forza manifesta.
L’evento è memorabile, da immortalare nella storia del Circolo.
Per meglio spiegarci, si tratta di un dono che Domenico Famà ha fatto alla Rivista Nuove Edizioni Bohemien, trattandosi di un’esecuzione in prima assoluta.
Una composizione affascinante e suggestiva, che apre scenari toccanti, palesanti un opposto dualismo di forze: la potenza ed il nostalgico mistero che avvolge la Sicilia. E così, nel pezzo virtuosistico ( un vortice di fuoco destinato a trovare armonie più placide), Domenico Giovanni Famà, col proprio talento e carisma innato (oltre che portato allo stato supremo dagli approfonditi studi), ha dato prova della propria maestria, insegnando che l’onestà intellettuale riconsegna l’identità nel riconoscersi amanti dell’Arte, della pura Arte.
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