Attualità & Recensioni ed Eventi – Nuove Edizioni Bohèmien – Marzo 2014
A cura di Giusy Pagano
Video a cura di G.P.
“Stalking e Femminicidio, dall’emersione di un fenomeno alla denuncia sociale”. E’ il titolo dell’interessante conferenza che si è svolta ieri, venerdì 7 Marzo 2014, presso il Cine Savoia di Acicatena.
L’evento culturale è stato organizzato dall’attiva Amministrazione comunale di Acicatena, pilotata dal sindaco Ascenzio Maesano, in collaborazione con la Rivista “Nuove Edizioni Bohémien” (www.nuoveedizionibohemien.it) – cui Editore e Direttore è la giornalista e scrittrice acese Maria Cristina Torrisi -, realtà nata nel 2003 e che si occupa di arte, cultura, attualità, memorie, storia, collezionismo e libera informazione (si ricorda anche l’ “Unicum” in versione cartacea).
Il Convegno, non a caso realizzato in prossimità della giornata dedicata alla donna, ha visto l’intervento del primo cittadino e dei relatori: Dott. Pippo Greco (Psicologo) e Dott. Marcello Proietto (Docente di Storia Medievale). Moderatore è stato il giornalista Antonio Foti, che ha subito preso la parola per ringraziare il pubblico intervenuto e l’amministrazione Comunale nelle persone degli Assessori Agata Maiorca e Orazio Barbagallo.
Il Dott. Pippo Greco ha riportato la sua testimonianza dicendo che quotidianamente si assiste a fenomeni sempre più inquietanti. <<Occorre un intervento che abbia come obiettivo quello di “poter fare tutti di più”. Bisogna denunciare e intervenire sul piano dei bisogni personali, poiché siamo “l’oasi per far rinascere la vita”. Bisognerebbe fare una rivisitazione ai servizi sociali, ripensarli in ottica non solo di risparmio ma di efficienza>>.
A seguire, l’attore Franco Cannata ha declamato alcuni brani tratti dai capitoli del libro “Prigioniera”, l’ultima fatica letteraria della Torrisi, divenuto “simbolo” per tutte quelle donne vittime di una dipendenza emotiva che le rende sovente “oggetto di potere”, poiché – come ha scritto l’autrice tra le pagine del suo romanzo – : “l’amore è spesso un sentimento ingannevole”.
A tal proposito, il Dott. Marcello Proietto ha iniziato con una dettagliata analisi e spiegazione di alcuni passaggi del racconto “Prigioniera”, evidenziandone tratti della personalità dell’autrice attraverso un profilo storico-letterario. Ma, attento nei dettagli, ha sapientemente evidenziato i colori della copertina e dell’immagine (Bordeaux e nero): due colori raffiguranti la passione con il sangue versato e il nero della morte. <<Questa sesta fatica letteraria è un romanzo storico ambientato nel Piemonte dei primi Novecento, all’interno del quale la scrittrice descrive, quasi con spregiudicatezza, la psicologia dei suoi personaggi. Si tratta di una denuncia storica a danno delle donne ed è ammirevole il lavoro della Torrisi – ha affermato il Proietto – che non deve essere letto solo dalle donne ma anche dagli uomini>>.
L’Approfondimento
A cura di Maria Pia Basso
Quando ci si addentra in temi scottanti quali quelli dello “stalking” e del “femminicidio”, pare giocoforza mostrare scetticismo ed, estremizzando, un certo disappunto. Disagio o forse, ancora, poca accoratezza. Atteggiamenti che palesemente contrastano con l’importanza fondamentale assunta da tali reati soprattutto negli ultimi tempi in cui si assiste al dilagante fenomeno della moltiplicazione di crimini perpetrati nei confronti delle donne. I motivi a ciò sottesi vengono ricercati nel differente ruolo assunto dal gentil sesso nella società odierna. Dalla visione della figura quasi eterea della moglie e della mamma, faro illuminante del focolare domestico alimentato con grazia e innegabili virtù, a quella della donna alla ricerca di una personale affermazione non necessariamente legata alle mura domestiche, o affiancata alle stesse. Lo sdoppiamento dei ruoli, non contempla, però, il mutamento della figura dell’uomo che è e resta strettamente connessa all’ambito pubblico. L’uomo lavora, produce reddito, quindi sostiene economicamente il proprio nucleo familiare. Non tiene conto, però, della presenza, al suo fianco (o comunque nelle “vicinanze”) di quella figura, effige della casa, dell’accudimento dei figli, dell’assolvimento di doveri a quella casa strettamente connaturati. E all’interno delle stesse quattro mura, in totale antitesi con la quiete ed il ristoro, inizia a perpetuarsi un’incessante ed opprimente azione inibitoria e repressiva verso quei piccoli varchi, aperti per dar luce ad una figura emergente, ma che della stessa diventano poderosi sbarramenti volti a sopprimere un’onorabilità consunta. Con arguzia, ed una certa lungimiranza, il dott. Marcello Proietto pone all’attenzione del lettore il significato del termine ”Prigioniera”, espresso in latino dal vocabolo “captiva”, cioè cercare di afferrare, ottenere, possedere. “Possesso”, fa notare il relatore, “ di qualcosa o di qualcuno, o di una persona che diventa oggetto di qualcuno.”
E la protagonista dell’ultimo romanzo della giornalista e scrittrice Maria Cristina Torrisi dal titolo “Prigioniera”, appunto , diviene succube di azioni silenti, ma incisive, perpetrate da colui che è il suo compagno e che esprime un sentimento malato, claudicante e contorto tale da rendere la moglie vittima del suo malessere. E vittima proprio in quella casa e tra quelle stanze, erette a mo’ di giaciglio che opprime e non protegge; ottenebra e non conforta. Edga, ritratta sulla copertina del romanzo storico dell’autrice acese, appare sfiduciata. E’ in preda all’annullamento di sé, proprio per mano di quell’uomo, con il quale percorre il sentiero della vita, che ne annienta pensieri e azioni, intorpidendo una mente ed un cuore, ormai avvizziti da tanto avvilimento. Possiamo anche dire che questa figura, tanto cara alla scrittrice, incarna alla perfezione le migliaia di donne che vivono quotidianamente lo stesso, o drammi ben più gravi, alle quali l’autrice volge il proprio pensiero, esortandole ad una reazione coraggiosa per mezzo della scrittura che diviene efficace strumento di comunicazione e di condivisione. Che la festa della donna possa essere, pertanto, la festa delle tante Edga, delle innumerevoli “prigioniere”, pronte e determinate a tagliare per sempre quelle inferriate entro le quali sanguina il proprio cuore e la propria dignità.
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