A cura di Gabriella Barone
( Intervista realizzata per “Il Sentiero” di Grammichele)
– Perché ha deciso di dedicarsi alla scrittura? Da cosa nasce l’esigenza di comunicare agli altri il proprio “Io”?
R. Scrivere prima di essere un’idea è un bisogno. Un bisogno di comunicare, di dare forma a immagini, a dubbi, a paure, a sogni che sono dentro e premono per uscire, per essere rappresentate. Non sempre questo bisogno trova le condizioni favorevoli. Nel mio caso, pur avendo sempre scritto e collaborato con riviste e giornali, sentivo una certa incapacità a dispiegare in un romanzo l’insieme delle idee e dei sentimenti che sentivo dentro, non credevo nelle mie capacità. Avevo un ideale troppo alto del lavoro dello scrittore, rispetto al quale mi sentivo inadeguato e per questo bloccato. Una volta libero dagli impegni di preside, mi sono fatto forza. Il resto è venuto agevolmente. Le pagine si sono accumulate una dietro l’altra ed è nato il libro Le ali del Vento, Vertigo Roma 2012.
– Dovendo riassumere in poche righe la trama del romanzo cosa direbbe?
R . La storia d’amore tra Antonio, amante della filosofia e della poesia, e Laura, traduttrice e interprete, è anche il confronto di due vite, con tutto lo strascico di sofferenze e di sogni.
Attraverso i vari personaggi si racconta la vita nelle sue varie schegge, luminose e tristi, di amore e di sofferenza, di vita e di morte, di dubbi e di ricerca di senso, di inquietudine e di sogno, di dolori e di felicità.
E’ l’esistenza ad essere rivisitata nella meraviglia della sua unicità, ma anche nel peso talora insopportabile della condizione umana. In questo senso la vicenda narrativa diventa un pretesto per veicolare idee, pensieri, domande, interrogativi che sono dei personaggi, ma che appartengono a tutti.
– Quando ha iniziato a scrivere aveva già in mente tutto lo sviluppo della trama, oppure alcuni personaggi o situazioni hanno preso vita nel corso della stesura?
R. Quando ho iniziato a scrivere non sapevo niente, neppure che sarei arrivato a concludere una pagina. Ora che sono al terzo romanzo scritto ( il secondo Le ombre del male uscirà intorno a metà aprile 2013 ) posso dire che ogni volta è un miracolo o un dono divino. Inizio a scrivere e nella mente incominciano a fluire pensieri, immagini, sentimenti, volti, dubbi e sogni rimasti nel chiuso della mia interiorità. In questo senso la scrittura ha qualcosa di misterioso. Non a caso gli antichi scrittori e poeti parlavano di Muse ispiratrici.
– Dal romanzo ho tratto: “Il sapere da solo rende arroganti, distanti, superbi. Allontana dagli altri piuttosto che avvicinare”. Secondo Lei, l’incomunicabilità dei nostri giorni è dovuta ad una prospettiva culturale troppo individualista?
R. Certamente. La nostra società è dominata da un eccesso di individualismo che non lascia niente dietro di sé e non trova niente davanti a sé. Il sapere da solo non basta perché ha bisogno del cuore: questo è il messaggio di fondo del libro. Da qui l’esigenza di coniugare filosofia e poesia, ragione e cuore, raziocinio ma anche fiducia e dono di sé agli altri. Il sapere senza il cuore si fa arrogante. Non solo! E’ incapace a comprendere la complessità della vita e della realtà. L’incomunicabilità appartiene alla sola pretesa del sapere senza la voce e la forza di comprendere del cuore.
– Antonio viene visto dal padre come un figlio idealista, che crede nella forza dell’utopia, del cuore e nel valore della giustizia. Quanto, secondo Lei, i giovani di oggi si identificano in questi valori?
R. Io credo nei giovani. Al di là di alcuni atteggiamenti fuorvianti, al di là delle maschere che indossano, la loro vita non è diversa da quella che abbiamo avuto noi. I giovani sono all’interno di un percorso che è fatto di dubbi, di insicurezze, di voglia di scorciatoie, di inquietudini non sempre chiare, ma anche di ricerca di un centro cui ancorarsi, di un orizzonte cui dedicare tutta la forza del loro cuore. Spetta anche agli adulti fornire strumenti di orientamento ed esempi di vita.
– Al lettore mostra una splendida cartolina della Sicilia. Che attinenza trova tra la Sicilia di oggi e quella di Antonio?
R. Nel romanzo Le ali del Vento la Sicilia è vista nelle sue bellezze paesaggistiche, di arte e di cultura, ma anche nelle contraddizioni tipiche di indolenza, di inerzia, talora di paralizzante vittimismo. La Sicilia di oggi non è diversa da quella di Antonio, se si fa eccezione del valore della memoria, della nostalgia delle origini contadine che nel libro sono sottolineate come esigenza di riappropriarsi della propria identità. Ma questo è l’esito di un cammino di crescita per ognuno di noi.
– Nel romanzo un ruolo importante è riservato alle donne, alla loro forza, intelligenza e determinazione per affermare la propria autonomia culturale e professionale. Lei ritiene che la donna, affrontando tante lotte sociali, ha rivendicato la propria emancipazione o è costretta ancora oggi a pensare secondo schemi ancestrali?
R. Ho sempre creduto nella maggiore complessità delle donne rispetto agli uomini, nella loro capacità di cogliere l’insieme degli aspetti della vita. Questo perché nelle donne cuore e mente non sono separate, ma rappresentano due facce della stessa medaglia. Purtroppo lo schema culturale maschilista dominante non sempre rende giustizia nella vita quotidiana, nella famiglia e nella professione, delle qualità intellettive ed affettive delle donne. Ma è questione di tempo. Il futuro è donna in tutti i campi. Sarà questa la speranza e la salvezza del mondo.
– Tracciando la figura di Laura, portatrice nel suo animo di sentimenti ambivalenti, ha voluto mettere in rilievo la costante dialettica tra ragione e sentimento come prerogativa femminile o dilagante anche tra gli uomini?
R. Laura vive l’ambivalenza di una esistenza violentata dalle convenzioni sociali e famigliari. A queste convenzioni lei aveva sacrificato tutto, compresa la sua libertà interiore e il suo cuore. A poco a poco comprende che lei ha diritto alla vita, all’amore vero, alla libertà. Certo, non sempre nella vita questo è facile. Paure e insicurezze, doveri e trappole affettive sono sempre in agguato. Per questo credo che la vita non é mai per nessuno una via diritta, un rettilineo. E’ sempre una conquista per tutti.
– Purtroppo si legge sempre meno: si passa molto tempo sui social network, sui videogiochi, ipnotizzati dalle serie tv e si ha sempre meno tempo (o forse poca voglia) di leggere un libro. Qual è il suo pensiero sui lettori di oggi?
R. Leggere comporta una pausa, un momento di ascolto della pagina letta, ma anche un momento di ascolto dei propri pensieri, della propria anima, della propria interiorità. Leggere significa anche silenzio, prendere la distanza dal frastuono, dagli automatismi. La nostra contemporaneità è dominata in modo ossessivo e compulsivo dalla tumultuosità delle immagini, delle notizie, dei rumori. Inoltre si va perdendo il significato della parola, non solo quella scritta, ma anche quella orale. In questo senso vi è una regressione pericolosa della nostra umanità.
– Da docente di filosofia ci può suggerire come avvicinare i giovani alla lettura?
R. La scuola e la famiglia possono fare qualcosa, iniziando a fare amare la bellezza della letteratura e della poesia, invitando i ragazzi a scrivere liberamente i loro pensieri. Anche gli incontri culturali e i buoni romanzi hanno la loro parte. E’ un lavoro che va perseguito nel tempo.
– Gli scrittori vogliono trasmettere sempre un messaggio, un insegnamento, una metafora. Lei cosa spera che il suo libro possa lasciare?
R. Io spero che il mio libro susciti emozioni, che provochi riflessioni, che dia anche qualche risposta. E’ un libro “ sentito”, non costruito e questo i lettori lo avvertono. Qualche lettore mi ha scritto dicendo che aveva letto più volte il libro e ogni volta aveva scoperto qualcosa di nuovo. Ecco, se un libro riesce a parlare al cuore e alla mente di chi lo legge, allora è un libro che rimarrà nel tempo. Mi auguro che Le ali del Vento sia uno di questi.
– Sta lavorando ad un nuovo romanzo? Può accennarci qualcosa in merito?
R. Come le dicevo a metà aprile sarà pubblicato il secondo romanzo Le ombre del male. Edito da Zona Contemporanea. E’ una storia d’amore tra un giovane avvocato e una campionessa di nuoto e pittrice. Attorno a questa storia d’amore travagliata si muovono altre storie di vita, compresa quella della trappola dell’usura all’ombra dei salotti bene.
Nel terzo romanzo a cui sto lavorando mi ricollego a Le ali del Vento e racconto la vicenda di Chiara che, nata da uno stupro subito dalla mamma Luisa, decide di conoscere tutta la verità sul padre ignaro della sua esistenza. Una bella storia dove la descrizione dei sentimenti ha la sua centralità. Ma per questo bisogna aspettare il 2014.
Lorenzo Marotta autore di poesia e prosa: l’uomo-scrittore si identifica più nell’una o nell’altra?
R. Non saprei. Sono aspetti diversi ed uguali, momenti autentici di una diversa espressione. Quello che mi sento di dire è che non mi sento né poeta né scrittore ( se vengono intesi come status ), ma una persona che traduce in parole la sua umanità sofferente, amante, cogitante eccetera. Quell’umanità che attraversa ognuno di noi.
– Come Laura le chiedo: ” perché a differenza delle cose, noi siamo un punto aperto, non siamo tutto ciò che possiamo essere?”
R. Perché ci facciamo ogni momento a differenza delle cose che sono immobiIi, dopo avere risposto alle sue impegnative domande, non sono più lo stesso di prima e credo neppure lei e i lettori. Altre idee, altre riflessioni, altri pensieri rendono differente il nostro mondo interiore. Questo avviene in positivo, ma anche in negativo.
Social Profiles