RECENSIONI ED EVENTI
A cura di Angelo Priolo
Foto a cura di Luisa Trovato
Domenica 28 Gennaio a Giarre, presso la sala Messina (ex pescheria), si è tenuto l’evento intitolato “Siciliani, identità e cultura”. L’incontro, che ha ricevuto il patrocinio del Comune di Giarre, organizzato da Loredana Barbagallo, è stato introdotto e moderato da Massimiliano Vertillo, ed ha visto la partecipazione del dott. Fabio Petrucci, il cui intervento si è avvicendato alle performance dei due attori Virginia Alibrandi e Alfio Trovato, della compagnia “Benvenuti al teatro”, che hanno recitato alcune poesie siciliane risalenti ad un periodo che va dal 1200 al 1800: dalla poetica della scuola siciliana, prodotta all’interno della corte di Federico II, all’epica popolare siciliana sul Vespro e la conquista normanna.
Fabio Petrucci è dottore in Scienze Politiche con specializzazione in Relazioni Internazionali e Studi Europei, saggista di politica estera e storia, che da qualche anno, per interesse culturale e amore per la propria terra, ha iniziato ad approfondire lo studio della storia siciliana, con particolare predilezione per l’epoca normanna.
Nell’introdurre la relazione di Fabio Petrucci, Massimiliano Vertillo ha sottolineato come la storia e la lingua siciliana – storia e lingua sono due aspetti fondamentali dell’identità di qualsiasi popolo – siano da molto tempo ignorati, distorti e non tutelati dai programmi ministeriali e scolastici, mentre trasmissioni tv, comunicazione politica e media di massa divulgano stereotipi che, oltre a distorcere la realtà, arrivano a sminuire la rilevanza o
negare l’esistenza stessa di una cultura di matrice siciliana. Il risultato è una complessiva mortificazione dell’identità culturale della Sicilia, che impedisce la formazione e il consolidamento di un senso di amor proprio nei siciliani. Scopo dell’incontro, dunque, è stato quello di offrire al pubblico intervenuto un piccolo ma significativo contributo per invertire la rotta, fornendo alcune chiavi di lettura utili a capire le dinamiche in atto.
Nella sua esposizione Fabio Petrucci ha sintetizzato più di duemila anni di storia istituzionale della Sicilia (dall’epoca pre-romana a quella “italiana”), ponendoli sotto una luce di correttezza storiografica tendente a smitizzare falsità, eccessive semplificazioni e mistificazioni, sfocianti in una serie di luoghi comuni sulla Sicilia che hanno prodotto giudizi esclusivamente negativi sulla storia siciliana, spesso descritta, ingiustamente, come una sequenza di dominazioni straniere a cui l’imbelle popolo siciliano non sarebbe mai riuscito ad opporre resistenza.
Petrucci ha dimostrato, invece, quanto il mito delle tredici dominazioni sia falso, perché per la gran parte di queste cosiddette “dominazioni” si dovrebbe invece parlare di avvicendamenti dinastici, fatti normali e frequenti in tutti i paesi europei di tradizione monarchica. Ha dimostrato come la Sicilia abbia avuto una lunga storia di sovranità statale, sperimentata fin dai tempi del primo basileus siciliano Agatocle (IV sec. a.C), definitivamente affermata con Ruggero II e la sua dinastia, successivamente difesa con la guerra del Vespro e conservata anche nel periodo dei Viceré (quando la Sicilia, pur condividendo un re con altri stati, manteneva comunque il suo antico parlamento, una sua moneta, una sua flotta e le altre prerogative tipiche di uno stato). Il relatore ha evidenziato come questa
sovranità sia stata tolta all’Isola, come i siciliani si siano sempre ribellati, lottando per riconquistarla, ricordando come questo sia il senso in cui vada letta la rivoluzione del 1848. Si è dimostrato, inoltre, come da sempre alla Sicilia sia stata riconosciuta un’identità culturale specifica, dotata di caratteristiche proprie, anche durante l’epoca romana. Questa specificità culturale, unita alla lunga storia istituzionale, ha fatto sì che, fino alla metà del diciannovesimo secolo, nessuno potesse mettere in dubbio l’esistenza della nazionalità siciliana.
La relazione di Fabio Petrucci, ha spiegato inoltre come la storia siciliana non rappresenti un caso isolato in Europa (che si vorrebbe far passare addirittura come una anomalia infamante per i siciliani) e come piuttosto, se confrontata con quella di altre nazioni europee, presenti aspetti ed eventi molto simili a quella, solo per fare qualche esempio, dell’Inghilterra, del Portogallo, dell’Ungheria o della Norvegia. La storia siciliana è dunque una storia
pienamente europea, in cui la Sicilia ha avuto per secoli un ruolo da protagonista attiva.
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