Storiche Memorie
A cura di Antonino Leotta
La Chiesa di San Francesco di Paola ad Acireale iniziò ad essere costruita nella seconda metà del 1500. Il Vicario di Aci Don Abramo Grasso iniziò una raccolta tra i fedeli di Aci, ottenne un contributo dal Municipio e si adoperò perché il Tribunale assegnasse ai condannati il peso di lavorare per la costruzione della Chiesa.
La costruzione venne completata nel 1602.
Acireale dipendeva dalla Diocesi di Catania, ma aveva da tempo acquisito una forte organizzazione nell’ambito ecclesiastico. Mi piace qui ricordare il primo documento scritto (in lingua siciliana) dal monaco benedettino Frate Atanasio di Aci nel 1287 quando si trovava nel Monastero benedettino di San Nicola l’Arena di Catania. Un monaco acese che la storia ricorda e che, indirettamente, testimonia lo spirito religioso che si viveva ad Aci. Perciò il grande impegno di formare una comunità nel nostro territorio. Ecco perché l’interesse di costruire una Chiesa intitolata a San Francesco va abbinata alla costruzione di diverse Chiese, in quel periodo, ad Acireale. Soprattutto ad opera di confraternite.
Purtroppo, anche la Chiesa di San Francesco di Paola venne distrutta in parte dal terribile terremoto del 1693. Ma venne subito ricostruita su disegno dell’architetto Paolo Amico. A curare la ricostruzione fu questa volta il Sac. Andrea Riggio (che abitava a poca distanza) che riorganizzò la Confraternita esistente, chiese l’aiuto dei fedeli e spinse a elargire un consistente contributo sia la Baronessa Scudieri che il Notaio Girolamo Marano.
Il quadro del titolare San Francesco di Paola è di Giacinto Platania. Ma, all’interno, ci sono altre opere di Paolo Vasta e di Alessandro Vasta.
Certamente anche nel cuore degli acesi si sviluppò l’amore per quel monaco che, dovendo raggiungere la Sicilia, chiese di essere traghettato al barcaiolo Pietro Coloso. Al rifiuto di quest’ultimo, il Santo stese il proprio mantello e attraversò lo stretto di Messina. Nel 1465, infatti, lo stesso Francesco di Paola venne in Sicilia nella Città di Milazzo e si adoperò per costruire un Tempio. In seguito alla sua canonizzazione il primitivo tempio venne dedicato a lui e divenne Santuario.
A questo punto, non possiamo non ricordare l’altro episodio miracoloso che ricorda il Santo che stese la mano e chiese del pane ad alcuni operai. Questi risposero che non potevano dargli quello che non avevano. Francesco, allora, chiese ancora che gli consegnassero le loro bisacce. Da quelle bisacce vennero fuori tanti pani caldissimi che sfamarono tutti per tre giorni.
Gli acesi, quindi, vollero vicino un Santo che, accanto al suo popolo, lo sostenesse nel conforto del “pane quotidiano”. Tutte le Chiese costruite ad Acireale sono affiancate da edifici di vario genere. La Chiesa di San Francesco di Paola non si appoggia a nessun altro edificio (‘A Chiesa ca n’appoia ccu nuddu). Ed è diventata un simbolo. Quel “solo Dio ci salverà” è qui rappresentato materialmente. Silenziosamente è nata ed è stata adottata da alcuni, in passato, una segreta usanza. Pare che qualche confessore abbia indicato a qualche penitente un modo come scontare una colpa: fare un determinato numero di giri attorno alla Chiesa del Santo recitando una preghiera.
Proprio in questi giorni, uno scienziato ateo, il matematico Piergiorgio Odifreddi, intervistato sulle sorti del coronavirus, evidenziando gli insensati rapporti tra l’uomo e la natura nel nostro tempo, abbia concluso dicendo: “solo un Dio ci salverà”.
(Lo schizzo è del pittore acese Alfio Cristaudo, già impiegato all’Ufficio urbanistico del Comune di Acireale, deceduto nel 1992).
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