A CATANIA PRESENTATO IL LIBRO DI AGNESE BORSELLINO

Recensioni ed Eventi

A cura di Laura Maiorana

Foto di L.M.

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A Salvo Palazzolo, giornalista di Repubblica, è stato affidato un compito : redigere il libro- testamento di Agnese Borsellino, moglie del giudice Paolo, morto nel 1992 , ucciso dalla mafia. “Ti racconterò tutte le storie che potrò” è il commovente e bellissimo titolo del racconto e una frase che l’eroico uomo di legge, da marito affettuoso, soleva pronunciare alla consorte, ritenendo che la “lieta novella” fosse il collante della loro meravigliosa favola d’amore. Il Monastero dei Benedettini a Catania è stato la sede della presentazione dell’opera, lo scorso 20 maggio, con la presenza del Sindaco di Catania Enzo Bianco e dell’ Assessore ai Saperi e alla Bellezza condivisa Orazio Licandro . Tra i relatori: il Direttore del Dip. di Scienze Umanistiche Prof. Magnano San Lio, la Prof.ssa Dora Marchese dell’Università di Catania, i giornalisti Francesco Santocono e Andrea Cassisi e l’attore Alberto Bonavia che ha interpretato alcuni brani. “L’amore – diceva Paolo Borsellino ad Agnese – si mantiene con una sorpresa ogni giorno, che non sia un regalo o un fiore. Ti racconterò tutte le storie che potrò, così il nostro sarà un romanzo che non finirà mai, sino a quando io vivrò”. In questa amorevole narrazione non è il magistrato bensì, l’uomo che parla e si muove attraverso i ricordi della moglie trascritti con maestria da Salvo Palazzolo. Paolo Borsellino riusciva, nei racconti fatti ad Agnese, a trovare un briciolo di umanità in ogni personaggio financo efferato criminale, la cui storia incrociava quella dell’eroe civile, durante il suo ordinario lavoro. Egli trasformava quei “fattarelli umani” in affascinati novelle: così la moglie diveniva sua complice e sostenitrice più tenera. I due si erano conosciuti presso lo studio di un notaio, amico comune . Di nobili origini lei, di umili lui . < Mio padre trasportava il carretto pieno di fieno> diceva Paolo con orgoglio. Era timido, caparbio, giocoso con i figli, innamorato, ispirato amante della vita e del lavoro. Era dotato di una forza in grado di superare ogni ostacolo: era un uomo onesto di un’integrità morale pura e quindi invincibile. Agnese ne fu degna compagna di vita. Salvo Palazzolo, prende in consegna l’atto liberatorio di una donna adirata per l’assenza di chiarezza sulle indagini relative alle stragi mafiose e il mancato disvelamento della verità. Grazie alla collaborazione con l’autore, Agnese riesce a svuotare l’anima – nonostante il precario stato di salute – e, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa , parla della propria esistenza accanto al marito, un uomo straordinario ed indimenticabile. Una vita meravigliosa poi divenuta i blindata che, dopo l’uccisione di Emanuele Basile a Monreale, cessa per sempre di essere normale. Enzo Bianco – nel suo intervento -esprimendo la stima per l’autore e per la sua scrittura priva di stereotipi ed, il massimo rispetto per la moglie del magistrato, venuta a mancare nel maggio scorso afferma-: < Agnese Borsellino, ha giocato un ruolo fondamentale e decisivo nella vita e nel lavoro del marito, alleggerendolo con grande abilità e delicatezza di ogni incombenza, apportando serenità e spensieratezza ad un uomo che per professione doveva affrontare problematiche assai gravose.

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La compostezza, riservatezza e l’eleganza con cui ha vissuto il dramma la rendono un personaggio straordinario della nostra terra>. Il Direttore Prof. Magnano San Lio aggiunge : < In questo testo si offre una testimonianza civile di una famiglia connotata da una immensa forza di volontà espressa nonostante la tragicità della vicenda>. .” L’amore ha bisogno di essere fresco. Come fa a mantenersi vivo se non con una novità ogni giorno. Io e te ci innamoreremo ancora inventandoci qualcosa di nuovo sempre”. Agnese non gli ha mai chiesto nulla, a lei bastavano i suoi racconti. Questo libro è infatti un atto d’amore e una testimonianza di forza. Amore verso un uomo, verso la famiglia, la verità, la giustizia, amore verso i valori civili , verso la propria terra martoriata e lo Stato, amore verso i giovani e la vita. Scorrendo le pagine – afferma la Prof. Marchese – si piange si respira e si ride per liberazione. Ma la rabbia c’è e la voglia di rivalsa anche. La vedova Borsellino ha vissuto diverse vite accanto a Paolo, tra gioie e incubo ma, ha condotto la famiglia con la tenacia del cuore. Ha resistito, per i figli e i nipoti, sorretta da chi- anche sconosciuto- tramite social network, non ha smesso di esprimerle vicinanza e affetto.

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Molti i messaggi di solidarietà da lei ricevuti giornalmente e, ai quali rispondeva con piglio da madre non arrendendosi mai, dando il buon esempio, che più delle parole insegna. Era una donna siciliana di coraggio, di quelle capaci di metterti in guardia soltanto con lo sguardo, tenendo la bocca serrata per non sprecare il fiato.. La mafia teme gli onesti, gli uomini col cuore buono che fanno il loro dovere, mai tradendo se stessi. Li elimina, perché la mafia sa, che il virus di cui è portatrice , non li attaccherà mai. Il “sonno” però, non è ciò che i siciliani vogliono . < Parlate di mafia – diceva Agnese Borsellino – per toglierle il consenso e, lei svanirà>.