A cura di Maria Pia Basso
Le notizie si rincorrono e si moltiplicano. Si inorridisce, si resta esterrefatti. Ieri abbiamo appreso che una madre ha accoltellato il figlio undicenne, per di più disabile. Magari oggi toccherà ad un bimbo ancora più piccolo e domani? Domani continueremo ad inveire contro queste azioni infami, illogiche, la cui esistenza vorremmo non dover mai apprendere. Invece sembra prendere sempre più piede questo modo “spicciolo” di risolvere scaramucce e beghe familiari di cui fanno le spese proprio quei figli dai quali, con orgoglio, ci facciamo chiamare “mamma” e “papà”. Ogni volta che si picchia un bambino si assiste alla sconfitta dell’educazione, all’annullamento del concetto di “sacralità” del corpo e alla sua integrità...
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