Attualità
A cura di Antonino Leotta
Mi è stato chiesto di ricostruire il mio intervento effettuato durante la celebrazione del diciottesimo anno della rivista, curata da “NUOVE ED1ZIONI BONEMIEN”, l’8 dicembre scorso, con la pubblicazione dell’ “UNICUM 2022” e la premiazione della quarta edizione del Concorso di Poesia “Ricordando Alberto”.
Ho scelto di proporvi una figura di alto valore reale e simbolico.
Anzitutto, una brevissima pennellata storica per ambientare il personaggio che ci interessa.
Fine quattrocento-inizi del ‘500: sulla cattedra di Pietro in Roma un pontefice che ha comprato quel ruolo, pagando in soldi e in beni i cardinali: si tratta di RODRIGO de BORJA. Un potente rappresentante della famiglia spagnola dei BORGIA: Alessandro VI. Sapete che era sposato e aveva tre figli: Cesare (che divenne subito cardinale e capo militare. Tanti gli omicidi eseguiti per suo ordine). Giovanni (che venne trovato morto nelle acque del Tevere) e Lucrezia (una donna meravigliosa, intelligente e preparata che venne, tuttavia, utilizata dal padre per combinare accordi. Fece, infatti, tre matrimoni).
Alla morte di Alessandro VI -nel 1503- i Cardinali cercarono di riparare ed elessero quel PIO III che restò Papa per 26 giorni.
Si ripropose, quindi, la scelta del Papa e venne eletto, non senza segreti interessi, Giuliano, un rappresenante della potente famiglia “Della Rovere”. Un politico e un condottiero che mirò a ridare potenza e splendore al papato e alla città di Roma. Prese il nome di GIULIO II. Fu un grande mecenate e ordinò l’inizio della nuova maestosa costruzione del Tempio di San Pietro. Portò a Roma i migliori artisti del momento. Andò a cercare due noti personaggi a Firenze. Due artisti che mostravano la meravigliosa ricchezza di quell’umanesimo che poneva al centro la persona umana con le sue doti e sue qualità. Due artisti che contribuirono alla nascita dell’alba nuova del rinascimento italiano. Il primo, Michelangelo Buonarroti che iniziò subito l’opera dell’affresco della volta della Cappella Sistina.
Giulio II affidò a lui, come scultore, il compito di realizzare anche la propria tomba. Il progetto era grandioso (doveva ripetere il tempio di Augusto). Michelangelo si recò personalmente a Carrara per scegliere i blocchi di marmo. La tomba di GIULIO II trovò posto, in seguito, in forma ridimensionata, in San Pietro in Vincoli e vi venne posto come “guardiano” il grande condottiero del popolo eletto: Mosè.
A me interessa il secondo personaggio scelto da Giulio II: l’altro fiorentino RAFFAELLO SANZIO. Oltre che uno stupendo artista era una persona molto colta intelligente e preparata. Mentre Michelangelo lavorava alla volta della Sistina -siamo nel 1508- Raffaello dava inizio a un altro capolavoro immortale. Aveva 25 anni.
L’appartamento pontificio usato e abusato da Alessandro VI conteneva quattro ampie stanze. Giulio II disse che non voleva assolutamente abitare in quelle stanze. Si stabilì nel piano superiore e dispose che le quattro stanze venissero completamente ridipinte. Raffaello, con dispiacere, distrusse le opere precedenti (alcune erano del Pinturicchio).
Ci fermiamo soltanto alla stanza che poi venne utilizzata per la Segnatura apostolica. Venne destinata per imprimere i sigilli alle decisioni della rigida amministrazione della giustizia.
Raffaello affrescò così le quattro pareti di quella stanza:
1. Disputa del Sacramento (Teologia)
2. Scuola di Atene (Filosofia)
3. Parnaso (Poesia,musica, danza)
4. Le Virtù e la Legge (Il bene)
In sintesi, vengono poste in evidenza le massime categorie dello spirito umano: il Vero, il Bello e il Bene. Il Vero teologico nella “Disputa del Sacramento”. Il Vero filosofico nella “Scuola di Atene”. Il Bello del “Parnaso” e il Bene delle “Virtù e della Legge”. Osserviamo solo due opere:
LA SCUOLA DI ATENE
Ci sono 58 personaggi: pensatori, scienziati e artisti del passato e del presente. Al centro Platone e Aristotele (il volto di Platone potrebbe eessere quello di Leonardo Da Vinci) e poi, Eraclito, Socrate, Euclide, Michelangelo e lo stesso Raffaello…
La Scuola di Atene rappresenta le sette arti liberali: in cima la retorica e la dialettica e, poi, grammatica, aritmetica, musica, geometria e astronomia.
C’è una sola donna al centro del gruppo in basso guardando a sinistra (alcuni dicono che è un efebo) vestita di bianco. In ogni caso simboleggia la bellezza.
IL PARNASO
La scena è una rappresentazione del monte Parnaso, dimora delle MUSE. Su quel colle, al centro, attorno ad Apollo che suona la lira, le Muse. Ci sono nove muse, nove poeti antichi e nove moderni. Cito: Saffo, Pindaro, Omero, Eschilo, Sofocle, Euripide, Catullo, Orazio, Ovidio, Dante, Petrarca. E’ il trionfo dell’arte. Della musica, della poesia, della cultura.
Quelle opere poste nel cuore della cristianità accanto al depositario dei doni di Cristo, stanno ancora ad indicare l’alta funzione del Pensiero e di ogni Arte nel piano salvifico della redenzione dell’umanità. All’annuncio evangelico si affiancano i valori umani che elevano in dignità la persona umana.
Perché vi ho proposto queste immagini.
Raffaello Sanzio ha lasciato degli ampi spazi su quelle gradinate della scuola di Atene e sulle rampe del Parnaso. Quegli spazi che, ancora oggi, si estendono in tutta la superficie terrestre, sono anche
presenti nel nostro territorio, nella nostra città. Aspettano che vengano occupati da pensatori, da artisti e da appassionati amanti di ogni arte nel nostro tempo. Per salvare una società in crisi, una città in crisi, un futuro incerto. Salvarlo anche con l’energia del pensiero, con la dinamica e la forza di ogni arte.
E’ chiara la diffusa tendenza a preoccuparsi dei propri esclusivi interessi. Evadendo ogni legge. Sconoscendo il rispetto e i diritti degli altri. Tanti i momenti che disumanizzano la nostra sociale convivenza.
NUOVE EDIZIONI BOHEMIEN si preoccupa di mettere insieme, in una reciproca e costante educazione, persone che amano la cultura e l’arte. Per lanciarle in quegli spazi.
Con il chiaro impegno di far rivivere un nuovo umanesimo e un nuovo rinascimento. In armonia con altre persone animate dal medesimo intento.
Concludo con una nota tutta personale.
Ho conosciuto la persona di Raffaello Sanzio quando ero un ragazzino.
Al Cinema Bellini, alla fine della guerra, proiettavano il film “LA FORNARINA”. Io ero nelle prime file del teatro Bellini. Quel giovane artista Raffaello conobbe una ragazza figlia di un fornaio: MARGHERITA Luti. La scelse come modella per le sue “Madonne” e per altri personaggi femminili. Raffaello rimase incantato del suo fascino e si sentirono reciprocamente attratti. Per invidia e per gelosia venne impedito a Margherita di frequentarlo. Margherita scomparve dalla scena. La rapirono e la condussero via. Per anni i due tentarono di ritrovarsi.
Quando, dopo tanto tempo, Margherita riuscì a raggiungere Raffaello, poterono riabbracciarsi ma l’artista venne colpito da una malattia mortale.
Aveva 37 anni.
Nella sala dove si trovava Raffaello sul letto di morte, c’era l’ultima opera dell’artista: la trasfigurazione di Cristo. Quando arrivò una processione per portare il viatico al morente, imposero a Margherita di non entrare. Chiusero la porta e la lasciarono fuori.
Io depositai qualche lacrima assistendo a quella scena finale.
A seguire, ho allegato alcune immagini di opere di Raffaello: anzitutto la Scuola di Atene e il Parnaso. E, poi, alcuni volti di Margherita Luti: il ritratto della ragazza, detta “La Fornarina”, una Madonna detta “La velata”, La “Madonna della seggiola” e “Il trionfo di Galatea”.
Anche nell’ultima opera “la “Trasfigurazione”, in basso al centro, ancora il volto di Margherita.
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