Attualità/Libera Teologia
A cura di Alfio Pennisi
La notizia di questa “fantomatica” Chiesa Cattolica Ecumenica, divulgata dal Vescovo Antonino, ha ormai fatto il giro dell’intera Diocesi di Acireale. Tutti ne parlano allarmati e nello stesso tempo anche incuriositi. E’ evidente che l’informazione doveva essere data, secondo il Vescovo, per evitare eventuali confusioni tra l’una e l’altra chiesa dato che gli abiti ecclesiastici e le azioni liturgiche sono molto simili tra loro. Come si dice in questi casi l’abito non fa il monaco.
Il Vescovo, ad un certo punto del comunicato, sente anche l’esigenza di evidenziare il fatto che i sacramenti celebrati dalla Chiesa Cattolica Ecumenica, molto simili tra le due chiese, sono “invalidi e illeciti per la Chiesa Cattolica Apostolica Romana”. E fin qui è ragionevole l’urgenza di rendere noto tali elementi di confusione.
L’unico elemento che, secondo me, andrebbe rivisto nella forma e nella sostanza è l’ultima parte del comunicato. E cioè, riporto il testo integralmente: “…pertanto coloro che dovessero frequentare celebrazioni della cosiddetta “Chiesa Cattolica Ecumenica” si pongono fuori dalla comunione con la Chiesa Cattolica”.
Sinceramente, al cospetto di queste parole, da cattolico della Chiesa Apostolica Romana, sono molto imbarazzato. In esse riecheggiano sapori di scomuniche e lotte intestine che speravo fossero ormai lontani ricordi. Evidentemente non è così, dato che alcuni Vescovi in Italia, tra i quali Michele Seccia, Vescovo di Teramo, hanno sentito l’impulso irrefrenabile di “scomunicare i falsi preti”. Ad un certo punto del comunicato di Seccia, si parla proprio di scomunica: “I sacramenti celebrati da ministri non lecitamente e validamente ordinati non hanno alcun valore», per cui coloro che impartiscono tali sacramenti fasulli «incorrono nella scomunica “latae sententiae”, a norma del can. 1378 del Codice di Diritto Canonico”. L’espressione “latae sententiae” significa che la scomunica avviene automaticamente, in forza di una sentenza già pronunciata: non c’è bisogno di istruire un “processo”, ma basta solo aver compiuto un atto per il quale è prevista la scomunica per incorrere nella sanzione.
La domanda rivolta al Vescovo Antonino, a questo punto, sorge spontanea: perché la gente dovrebbe sentirsi automaticamente “fuori dalla comunione con la Chiesa Cattolica” se semplicemente “frequenta celebrazioni della cosiddetta Chiesa Cattolica Ecumenica”? Ha forse chiesto di essere battezzata? Cosa si intende per “frequentare celebrazioni”? Credo sia opportuno chiarire meglio l’intento di tali parole per non incorrere in inutili allarmismi e polemiche.
Ma andiamo oltre. Alcuni giovani della Diocesi di Acireale, in questi giorni, parteciperanno alla GMG di Cracovia con Papa Francesco. E, pensando a loro, mi tornano alla mente le bellissime parole di Giovanni Paolo II, lembi che egli ha preso in prestito dal Concilio Vaticano II:
“Attraverso di voi, cari giovani, ho visto “il mirabile comporsi delle diversità nell’unità” della stessa fede, della stessa speranza, della stessa carità, come espressione eloquentissima della stupenda realtà della Chiesa, segno e strumento di Cristo per la salvezza del mondo e per l’unità del genere umano” (Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm.”Lumen gentium”).
Secondo me, bisognerebbe ripartire da qui!
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